giovedì 12 novembre 2009

Penalty


La scrittura come "atto di rigore". Mi stavo ormai convincendo di essere un po' esagerato, se non maniacale, nella mia attenzione alla scrittura dei comunicati stampa. Ma sono stato riconfermato nella mia "dedizione" dalla lettura dell'ultimo "Quaderno" di Mariella Governo, pubblicato sul Mestiere di Scrivere.

Racconta infatti l'autrice, professionista e consulente di comunicazione e formazione:

Il mio primo comunicato stampa lo scrissi e riscrissi 11 volte... Quando entravo nel suo ufficio (del capo) con in mano la versione finale - o così pensavo - lui riusciva ad aggiungere sempre l'ultimo punto e virgola o l'ultima interlinea ... Scrivere un comunicato stampa era innanzitutto un atto di rigore...

L'intero "quaderno" è ricco di consigli pratici e spunti interessanti, alcuni particolarmente orginali. Sottolineo quelli che ho trovato più veri e utili per me.

Il valore del comunicato stampa come "lavoro corale": che contribuisce a creare all'interno dell'azienda nuove e utili conversazioni e chiarimenti tra le persone coinvolte. Perchè spinge a raccogliere informazioni e ad approfondirle; fa chiarezza tra i componenti del management; aiuta a pensare e semina dubbi; mette in rete le opinioni dlle persone e fa emergere le divergenze. (questo è anche il motivo - aggiungo io - per cui gli addetti stampa sono spesso odiati e considerati dei gran rompiscatole...). Il testo di un comunicato - insiste l'autrice - mette le persone di fronte alle responsabilità che ogni parola scritta porta con sé.

L'invito a porsi piccoli obiettivi: la stampa locale, lo specializzato, il sito web. Le grandi testate - dico io - a volte sono delle fortezze inaccessibili, che però possono essere aggirate passando per le strade apparentemente secondarie. L'importante è far girare le notizie il più possibile. Non si sa mai dove possono arrivare. E poi ci aiuta a costruire sempre nuove relazioni, oltre a mantenere desta nei capi la considerazione del nostro lavoro: alla fine, parlare con dei giornalisti, ai capi fa sempre piacere..

Infine, nel rapporto coi giornalisti, il riconoscimento che professionalità e gentilezza alla fine pagano (sì anche la gentilezza: non è necessario essere degli addetti stampa "d'assalto"), l'invito a cercare di conoscere di persona i giornalisti con cui si lavora più spesso ("riempite di volti e sguardi la vostra mailing list"). Sapendo che una buona relazione si costruisce con "pazienza, fiducia, disponibilità, mestiere".



(Foto da Flickr/dustpuppy)




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