mercoledì 2 marzo 2011

Dare notizie, non fare commenti


Il giornalismo d'agenzia è forse il modello migliore per quello che dovrebbe essere il "giornalismo" praticato dall'ufficio stampa.

E' iniziato all'Università La Sapienza, facoltà di Scienze della Comunicazione, il nostro nuovo corso sull'ufficio stampa. Prima lezione dedicata al valore delle notizie, ai criteri cosiddetti di notiziabilità. Ospite di rilievo, il direttore dell'Ansa Luigi Contu, che ha raccontato la vita dell'agenzia, la differenza e il rapporto con gli altri media, il lavoro quotidiano dei redattori, le qualità del 'buon' giornalista...

E' sorprendente constatare quanti elementi in comune abbiano il lavoro di addetto stampa con quello del giornalista d'agenzia. Concretamente, molte delle cose dette a proposito del lavoro d'agenzia valgono parimenti per il mestiere di addetto stampa e per l'attività più in generale dell'ufficio stampa.

L'agenzia di stampa, a differenza dei giornali, le notizie, non fa commenti (al massimo 'analisi ragionate'). Propone una gerarchia di notizie, ovviamente, ma il suo stile è quello della "cronaca", il più possibile equilibrato e oggettivo, anche nella titolazione, perchè sa che "qualsiasi titolo può essere tirato da una parte o dall'altra". Per l'ufficio stampa valgono lo stesso 'stile' e le stesse raccomandazioni. Anche l'ufficio stampa notizie e non fa commenti. Riporta, certo, i commenti degli altri - i dirigenti dell'organizzazione per cui lavora - ma come farebbe un giornalista d'agenzia: virgolettando ogni commento o giudizio e attribuendolo a terzi, meglio se con nome e cognome. Sa che i suoi titoli potranno essere tirati da una parte o dall'altra (la visibilità comporta sempre un posizionamento), per questo manterrà anche nella titolazione uno stile il più possibile descrittivo, sobrio, aderente alla realtà dei contenuti, senza per questo rinunciare al valore della notiziabilità.

Gli studenti hanno chiesto a Contu quali 'qualità' deve avere un buon giornalista dell'Ansa, quali requisiti deve avere magari un giovane aspirante collaboratore per essere notato. La risposta del direttore mi è piaciuta tantissimo. L'esperienza è certo importante - ha detto - ma fino ad un certo punto. La "tecnica" giornalistica si impara, non è difficilissima. Ha sottolineato invece il valore della "preparazione anche teorica": la cultura, la conoscenza, la capacità di approfondimento. E poi "umiltà", "passione" e "grandissima lettura" (dei quotidiani autorevoli, magari internazionali, delle riviste di approfondimento, dei libri che parlano di giornalismo...). Anche qui, non c'è una parola che non utilizzerei per descrivere i requisiti di un buon addetto stampa.

Due ulteriori notazioni, infine, sul lavoro più in generale dell'agenzia di stampa. La prima riguarda la necessità che hanno le agenzie - oggi sempre più service editoriali multimediali - di declinare le notizie in una gamma di prodotti diversi a secondo dell'uso e del destinatario (web, radio, video; quotidiani nazionali, quotidiani locali). L'ufficio stampa fa anche lui la stessa cosa: scrive, monta e costruisce le notizie in maniera differente a seconda dei suoi potenziali destinari e dei diversi media con cui spera di interloquire.

La seconda: "l'attenzione e la cura per le immagini", l'importanza crescente delle immagini (foto e video) nel lavoro giornalistico d'agenzia. Non per un fatto meramente decorativo, ovviamente, o funzionale al mezzo comunicativo (mi serve la fotina per il web), ma per la consapevolezza che in alcuni casi nessun 'articolo' ti racconta un fatto con la stessa forza di una fotografia (ha fatto l'esempio della foto del finanziere con la pistola in pugno, negli scontri con i manifestanti duranti i cortei contro la riforma Gelmini). Anche questa consapevolezza e questa cura devono entrare a far parte del bagaglio professionale e del lavoro quotidiano di un'ufficio stampa. Non esistono solo i comunicati stampa. Foto e video da soli possono valere quanto e più di una notizia 'scritta'.

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