mercoledì 21 dicembre 2011

#twitternonèunufficiostampa

«Due no-no su TW. (1) Farselo curare dall'ufficio-stampa (2) Usarlo come un ufficio-stampa. Siete d'accordo?»


Lo ha scritto Beppe Severgnini su Twitter, aprendo un interessante dibattito, finalizzato alla pubblicazione di questo articolo sul Corriere della Sera, dal titolo un po' fuorviante rispetto al tema: "Perché gli errori su Twitter fanno parte del gioco". Con un occhiello che spiega: "Meglio un piccolo scivolone ortografico che perdere la genuinità".


La tesi di Severgnini, confortata dalle risposte ricevute dai tanti followers, è sintetizzata in questo hastag comparso proprio su Twitter: #twitternonèunufficiostampa. "Non è per purismo", scrive il giornalista. E' l'essenza del mezzo che non consente intermediazioni".


"Gli uffici-stampa hanno già molti mezzi a disposizione: dai comunicati alla tivù, dalle email a Facebook. Lascino in pace Twitter e chi lo frequenta. Se la posizione - il ruolo in un'organizzazione, per esempio - impedisce di esprimere opinioni personali, benissimo: non le si esprima. Twitter non è un obbligo o una prescrizione medica, se ne può fare a meno".


In linea di principio sarei d'accordo con Severgnini. Come e forse ancora più degli altri social network, Twitter ha uno 'stile' proprio (che risponde ad una determinata filosofia o spirito dei tempi), personale e "genuino", che non sopporta "intermediazioni", ma supervisioni sì, questo è il punto.


Rovesciando la questione di Severgnini, dal punto di vista del nostro mestiere: può un ufficio stampa ignorare (=non supervisionare) la presenza del proprio capo su Twitter? può ignorare il fatto che Twitter è il luogo oggi più frequentato da 'quelli che contano' (vale a dire, per un ufficio stampa, i giornalisti, gli opinion maker)? La mia risposta è un doppio no.


A Severgnini avevo scritto: "Come ufficio stampa posso scegliere di far dare una notizia al mio boss tramite tw". Qualche giorno dopo, intercetto quest'affermazione clamorosa di Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere della Sera: "Io ho sostituito le agenzie con Twitter". Se i giornalisti utilizzano questo strumento come fonte di informazione, sono obbligato come ufficio stampa a farlo anch'io, o quanto meno a pormi in questa stessa ottica. Certo senza snaturare lo stile di presenza su tw: "genuino", ma non ingenuo. Gli errori ortografici, per dirla con Severgnini, possono essere tollerati. Le castronerie no.


1 commento:

Alessandro Iapino ha detto...

a questo proposito, vedi il caso Cgil
http://www.tecnocino.it/articolo/twitter-e-le-richieste-della-cgil-al-governo-i-tweet-come-voce-ufficiale/36007/