“I comunicati stampa sono come i bikini, mostrano tutto, ma nascondono l’essenziale”
Così recita la settima Legge Generale della Redazione secondo l'anonimo autore del libro "E' la stampa, bellezza" (vedi post precedente), che spiega: “Sono cioè il comprensibile tentativo di dare del cliente un’immagine solo positiva. Un accordo è sempre strategico, un bilancio è sempre positivo o in crescita rispetto a un qualche dato dell’anno precedente, o del semestre precedente, a seconda delle convenienze”. Per questo - dice rivolto agli aspiranti giornalisti - “Se fate affidamento su un comunicato per scrivere un buon pezzo, state freschi: tutte le informazioni che contiene sono positive…e nemmeno potete sperare che un comunicato di un partito spieghi ai giornalisti la lotta per la leadership…non contate sul comunicato per diventare bravi giornalisti”.
E' difficile dargli torto. Gli uffici stampa tendono a dare notizie negative solo se costretti. Magari, come insegnano giustamente i manuali di scrittura, nascoste tra due notizie "buone". Ma a lungo dare - credo - dare "solo" notizie positive logora la propria credibilità, mina la propria autorevolezza. Che per un ufficio stampa è peggio di una cattiva notizia. Ma se la completa trasparenza è un'utopia, almeno sia una regola la sobrietà: stile asciutto, fedeltà ai fatti, commenti e giudizi solo se "virgolettati". L'autocelebrazione sia bandita dagli uffici stampa. Non funziona più nemmeno nel marketing pubblicitario.
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