Il libro - scritto da un anonimo giornalista milanese - “gioca” a spiegare in forma narrativa le regole di una redazione ad un ideale Giovane Redattore, ma in realtà - come si legge nella prefazione - serve più a chi legge i giornali che a chi vuole lavorarci. Racconta infatti ai lettori come sono fatti davvero i giornali, come è nato l’articolo che stanno leggendo, quali traversie una notizia ha dovuto subire prima di andare in onda o essere stampata. Tutto ciò non può non rivelarsi utile anche per chi - come l'addetto stampa - con i giornali e i giornalisti deve confrontarsi quotidianamente. Del resto, molte pagine del libro sono esplicitamente dedicate a questo difficile e tormentato rapporto.
Ma anche dove ci si rivolge solamente ai giornalisti, come nel caso della legge su citata, che vorrebbe insegnare al Giovane Redattore il modo di proporre un articolo al suo capo, l'informazione si rivela utilissima per l'addetto stampa. “Un giornale stampa notizie, non idee - si legge - e di conseguenza i caporedattori sono più propensi ad ascoltare chi gli porta notizie rispetto a chi gli propone idee”. Ma questo vale appunto anche per l’addetto stampa che volesse proporre un’idea al caporedattore o al semplice giornalista. “Un’idea non è un notizia, e nemmeno un articolo, ma solo una sua proiezione, un’intenzione, un’ipotesi”. Un'intenzione, appunto. Le persone, i capi, le organizzazioni - specie quelle del non profit - sono piene di ottime intenzioni. Peccato che le intenzioni non si comunicano - sentii dire una volta a Toni Muzi Falcone, ed è verissimo - si comunicano i comportamenti, che diventano notizie. L'ufficio stampa comunica solo notizie, o meglio si impegna a trasformare in notizia ogni comunicazione. Ogni volta che l'addetto stampa aprirà il suo file Word per scrivere l'ennesimo comunicato dovrà porsi questa domanda: "Qual è la notizia?" Potrà iniziare a scrivere solo quando (e se) avrà trovato una risposta. La notizia è sempre la soluzione.
Ma anche dove ci si rivolge solamente ai giornalisti, come nel caso della legge su citata, che vorrebbe insegnare al Giovane Redattore il modo di proporre un articolo al suo capo, l'informazione si rivela utilissima per l'addetto stampa. “Un giornale stampa notizie, non idee - si legge - e di conseguenza i caporedattori sono più propensi ad ascoltare chi gli porta notizie rispetto a chi gli propone idee”. Ma questo vale appunto anche per l’addetto stampa che volesse proporre un’idea al caporedattore o al semplice giornalista. “Un’idea non è un notizia, e nemmeno un articolo, ma solo una sua proiezione, un’intenzione, un’ipotesi”. Un'intenzione, appunto. Le persone, i capi, le organizzazioni - specie quelle del non profit - sono piene di ottime intenzioni. Peccato che le intenzioni non si comunicano - sentii dire una volta a Toni Muzi Falcone, ed è verissimo - si comunicano i comportamenti, che diventano notizie. L'ufficio stampa comunica solo notizie, o meglio si impegna a trasformare in notizia ogni comunicazione. Ogni volta che l'addetto stampa aprirà il suo file Word per scrivere l'ennesimo comunicato dovrà porsi questa domanda: "Qual è la notizia?" Potrà iniziare a scrivere solo quando (e se) avrà trovato una risposta. La notizia è sempre la soluzione.
2 commenti:
Geniale. L'avessi potuto leggere quando ho cominciato a lavorare! Ho impigato mesi a capiere che un "vengo di sicuro", per una conferenza stampa, voleva dire "non mi vedrai mai"...
ogni tanto ci casco ancora, ma a volte è anche vero, cioè vengono sul serio. L'ideale è arrivare ad un rapporto confidenziale/professionale con il giornalista per cui ci si possa dire la verità...
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