Un delegato interviene ad un congresso. In un passaggio del suo discorso riconosce alcuni meriti del governo uscente. L'assemblea concede un applauso. Per il cronista dell'agenzia di stampa il fatto - isolato e decontestualizzato - diventa una notizia che viene messa in rete. Il giorno dopo sul Corriere della sera quell'applauso diventa una "standing ovation" e merita una breve. Il giorno dopo ancora, in un editoriale su un altro giornale, non è più il delegato ad aver strappato la standing ovation della platea ma addirittura l'ex presidente del Consiglio in persona, che ovviamente a quel congresso non s'è mai visto.
Fin qui, un piccolo esempio di come le notizie possano prendere vita al di là dei fatti e iniziare a camminare per conto loro, vivendo di vita propria. Aggiungi ora che l'organizzatore di quel congresso vuole precisare come si sono svolti davvero i fatti - vorrebbe fermare l'esclation - e chiede all'ufficio stampa una nota di rettifica. A quel punto l'ufficio stampa ha davanti 3 possibilità: 1) fa capire al suo datore di lavoro che le rettifiche servono a poco e spesso peggiorano la situazione anzichè migliarrla; 2) obbedisce e fa la rettifica; 3) invece di chiedere una rettifica, prova a cavalcare l'onda e rilancia: visto che si parla di me - dice al giornale - perché non mi fate parlare direttamente?
Cosa fare? Il nostro ufficio stampa opta per l'ultima soluzione e ottiene un'intervista. Ottimo risultato, grande soddisfazione.
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