martedì 8 marzo 2011

Imparare l'artigianato


"Il lavoro giornalistico, almeno quello su carta, è lavoro artigianale. E voi siete qui ad imparare l'artigianato".

"Il giornale è un'anima, e l'anima di un giornale è il suo direttore. I lettori non comprano un giornale, comprano un'anima, una visione del mondo".

Seconda lezione del corso di ufficio stampa alla Sapienza di Roma, facolta di Scienze della Comunicazione. Ospite Mario Sechi, direttore del quotidiano Il Tempo, giornale "conservatore e rivoluzionario".

Intervento impetuoso, divertente e inquietante insieme, ricco di spunti, stimoli e provocazioni. In particolare sulla "fine" dei quotidiani su carta, il fallimento delle notizie a pagamento sul web, il futuro dell'informazione sui tablet, la domanda di informazione specializzata e personalizzata: "Il giornale ha una possibilità di vita se diventa la tua vita".

Ha invitato gli studenti a leggere i giornali stranieri, aprire un blog, provare esperienze all'estero, puntare all'eccellenza (che significa "duro lavoro: lettura, cultura, farsi il culo, non andare mai a casa"), lavorare per "diventare imprenditori di se stessi nel campo delle news" ("pensate a come dare le notizie senza essere assunti da un giornale").

Ha parlato male dei giornalisti ("Sono come bambini, credono di sapere tutto, di non avere doveri, che la colpa non è mai loro") e bene del giornalismo ("E' un mestiere bellissimo, vale ancora la pena di farlo").

Ha confessato i tre errori che più lo fanno infuriare nelle riunioni di redazione: "i refusi nei titoli, la sottovalutazione di una notizia, un pezzo scritto con sciatteria, senza un bell'attacco o un bel racconto".




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