lunedì 6 febbraio 2012

Il rischio della comunicazione


"La comunicazione aiuta la Chiesa a capire se stessa", afferma padre Antonio Spadaro intervistato questa mattina a tutta pagina da Repubblica (Il tweet del gesuita). E poi ancora, più avanti: "La comunicazione non è propaganda, ma luogo di relazione".

Due osservazioni che aiutano a ricordare due leggi fondamentali della comunicazione, eppure quasi sempre ignorate o trascurate, perché scomode, anzi 'rognose'.

1) La comunicazione non serve solo a "farsi conoscere", ma innanzitutto a conoscere e capire se stessi, la propria organizzazione. Il problema è che questa conoscenza può rivelarsi deludente... Il maquillage non tiene, la comunicazione vede le tue rughe, ti mette davanti ai tuoi limiti, ai tuoi difetti. La reazione delle organizzazioni può essere di segno opposto: uso ancora più 'fondotinta', mi copro ancora di più, mi proteggo  rovesciando il faro della comunicazione verso l'esterno. Oppure, la soluzione più difficile e meno praticata, prendo atto di ciò che non va e mi assumo il rischio di un cambiamento.

2) E' quasi un corollario della prima. Sempre più nell'era del 2.0 la comunicazione è bidirezionale, di più: è luogo di relazione. Vale a dire che la qualità della relazione 'misura' sempre più la qualità del messaggio, del contenuto. Il destinatario della comunicazione smette di essere 'target' e diventa interlocutore, persino 'amico' nella logica di facebook e dei social network. E come tale vuole essere trattato.

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