martedì 31 luglio 2012
11 regole per un comunicato stampa
@Einaudieditore ha rilanciato su Twitter (#ComeScrivere) le 11 regole di scrittura pubblicate da Colson Whitehead sul sito del New York Times. Valgono per chi scrive romanzi e racconti, ma possono essere tradotte, almeno in parte, anche per chi scrive 'semplici' comunicati stampa.
Ecco il mio esercizio di traduzione:
1. Show and Tell. Mostra e racconta. Per chi scrive comunicati stampa: fai vedere le cose che dici, mostra la realtà con immagini, foto e video. Ma anche: fa parlare i fatti, di-mostra le cose che vuoi dire attraverso i numeri, i risultati, le evidenze. Così facendo hai già detto tutto. Poi, se vuoi, commenta.
2. Don’t go searching for a subject, let your subject find you. Non cercare un argomento, l'argomento troverà te. Non puoi rincorrere l'ispirazione, spiega Whitehead. Questa è forse l'unica regola che non vale per l'addetto stampa, che è obbligato per contratto a rincorrere la notizia, a cercare argomenti su cui intervenire (con l'avvertenza del punto 3)
3. Write what you know. Scrivi di ciò che sai. Questo è fondamentale per chi scrive comunicati stampa, come argine al punto 2, contro la tendenza di alcuni (specie in politica) a intervenire su tutto. Vanno invece salvaguardati i principi di competenza e e legittimità (scrivo solo di ciò che mi compete) su cui si fonda quel valore intangibile e preziosissimo che è l'autorevolezza.
4. Never use three words when one will do. Non usare tre parole quando può bastarne una. E' la regola aurea della concisione, il valore essenziale della sintesi per chi scrive con la speranza che qualcuno lo legga. Ho trovato questa citazione attribuita a Carducci: «Chi dice in dieci parole quello che può dire in due è capace di uccidere suo padre».
5. Keep a dream diary. Tieni un diario dei sogni. Qui la traduzione è un po' forzata. Per un addetto stampa: tieni un diario dei comunicati che ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto fare, magari guardando cosa hanno fatto i tuoi concorrenti (inchieste, ricerche, indagini, interviste, sondaggi, eventi, ecc...)
6. What isn’t said is as important as what is said. Il non detto è importante quanto ciò che viene detto. Questa è verissima ma raramente viene esplicitata nei corsi per addetti stampa, forse perché per essere applicata richiede una sensibilità ulteriore. Significa che quando scrivo una nota stampa - una dichiarazione, un resoconto - o anche quando non la scrivo, potrò essere attaccato non solo per ciò che ho scritto ma anche per ciò che non ho scritto. Silenzi e omissioni potranno essermi ugualmente rinfacciati, se non li avrò presi nella giusta considerazione.
7. Writer’s block is a tool — use it. Il blocco dello scrittore è uno strumento: usalo. Anche qui forziamo un po'. Nel suo piccolo, anche l'addetto stampa può avere un blocco, dettato da eccesso di scrupolo o di perfezionismo. Ma il tempo è tiranno, e il comunicato perfetto non esiste. Esiste il comunicato che va fatto "in tempo". Più in generale, mi viene da aggiungere, quando l'addetto stampa non scrive, non va in vacanza: ma studia i documenti, legge i giornali, parla con i colleghi, fa il giro delle sue fonti interne all'azienda, aggiorna i suoi contatti. La scrittura, alla fine, è la parte più divertente.
8. Is secret. E' un segreto il successo di un comunicato stampa. Spesso misteriosi o inconfessabili i motivi della sua ripresa da parte della stampa. Più spesso ancora è il caso o il fattore C. Le variabili sono infinite.
9. Have adventures. Abbi avventure. Per un'organizzazione che vuole comunicare: fai qualcosa per cui la gente sia accorga che esisti. Gli enti inutili (salvo che in Italia) sono destinati a sparire. Le azioni, i comportamenti, le "avventure" comunicano più delle intenzioni, degli auspici, delle dichiarazioni di principio. Con una postilla ulteriore per l'addetto stampa: muoviti, non stare incollato alla tua scrivania. Che tu possa dire come Michele Apicella (Nanni Moretti): giro, vedo gente, mi muovo, faccio delle cose
10. Revise, revise, revise. Rivedi, rivedi, rivedi. Controlla e correggi. Gli errori saranno la prima cosa che noteranno i tuoi capi e i tuoi colleghi giornalisti. Quelli gravi non ti saranno perdonati. Ma anche i piccoli, i refusi, se ripetuti influiranno sulla tua reputazione. L'autorevolezza di un'organizzazione si fonda anche sull'accuratezza dei testi che produce e diffonde (a maggior ragione nell'era del 2.0).
11. There are no rules. Non ci sono regole. Paradossale ma vero, da intendere insieme al punto 8. Alla fine, al netto di tutto, è sempre e solo la notizia che conta.
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