martedì 15 marzo 2011
Buono e cattivo
"Esistono solo due tipi di giornalismo: quello fatto bene e quello fatto male".
Dopo Luigi Contu e Mario Sechi, Fabrizio Paladino è il terzo giornalista a intervenire al nostro corso sul lavoro dell'ufficio stampa all'Università La Sapienza, Scienze della Comunicazione. Caporedattore di Panorama dal 2004, Paladino è giornalista dal 1979, 22 anni al Messaggero, poi fondatore e direttore nel 2000 del primo free press distribuito in Italia, il quotidiano Metro.
Per fare bene il giornalista - ha detto agli studenti - basta in fondo "rispettare le 5 W, basta dare le notizie". Il "giornalismo buono" è quello "onesto" (che non si lascia condizionare dai convincimenti ideologici o religiosi, ma guarda la realtà "come farebbe una telecamera", mantenendo il rispetto per le persone - "onesto ma non violento"); "chiaro" nella scrittura ("neutrale e pulito, senza aggettivi", che si fa comprendere da tutti i lettori, anche quelli più umili) e "completo" (che racconta cioè tutta la realtà, senza censurare la parte meno piacevole). Il cattivo giornalismo è l'esatto contrario: "fazioso, scorretto e sciatto".
La colpa del cattivo giornalismo - ha premesso - è più degli editori che dei giornalisti: la scomparsa in Italia degli editori puri ed il disinteresse (o conflitto d'interesse) per le notizie, per il lavoro ben fatto. Eppure dovere del giornalista, nel suo rapporto con editori e direttori, è "tracciare la linea gialla per terra" per difendere il suo mestiere: "Oltre quel limite non si va. Si deve dire no".
Anche l'addetto stampa deve tracciare quella linea nei confronti dei suoi editori/datori di lavoro. Non tanto per motivi etici - almeno non è questa la mia esperienza - quanto per motivi professionali. Difendere la professionalità del proprio lavoro, disegnando un confine oltre il quale la negoziazione con i propri capi (quasi sempre una concessione alla loro autoreferenzialità o egocentrismo) non può andare.
Interrogato sul rapporto con gli uffici stampa, Paladini ha sottolineato l'opposizione, il conflitto di interessi oggettivo con i giornalisti, che vogliono sempre le notizie per sé, in esclusiva o in anticipo rispetto alla concorrenza, mentre gli uffici stampa tendono a trattare i giornalisti tutti allo stesso modo.
Per lo stesso motivo, le conferenze stampa "servono a poco: cosa mi interessano notizie che vengono date a tutti? per quello bastano le agenzie". Le uniche davvero importanti sono "quelle convocate d'urgenza per fatti improvvisi e straordinari".
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